Dietro a ogni buon piatto c'è sempre un'ottima birra

Finta Trippa alla Romana

Finta Trippa alla Romana

La Finta Trippa è una noto piatto della tradizione romana, è un secondo proveniente dal mondo contadino, povero, rustico e sostanzioso, oltre che semplice nella sua preparazione degli ingredienti utilizzati.

La particolarità di questo piatto è che veniva preparato utilizzando gli avanzi, come per esempio il sugo, inoltre era un piatto preparato durante il periodo di quaresima.

In modo che si potesse rispettare i precetti pasquali che raccomandano di non mangiare la carne, con questo piatto la trippa c’era nella forma ma non nella sostanza.

La finta trippa altro non è che una frittata tagliata a striscioline, ripassata nella passata di pomodoro, con un soffritto di carota, cipolla, sedano e peperoncino, aromatizzato con della mentuccia fresca, dopodiché spolverata con del pecorino romano grattugiato.

Un piatto che ricorda nell’aspetto, nella consistenza e nel sapore la classica trippa alla romana, e che sicuramente piacerà a tutti quelli che non apprezzano il quinto quarto.

Il mio primo ricordo su questo piatto riguarda quando stavo alla mensa delle elementari, quando era ancora possibile portarsi il pranzo da casa con il portapranzo in acciaio.

La suora incuriosita da quello che stavo mangiando, mi chiese cosa stessi mangiando e gli risposi che mia madre mi aveva fatto la finta trippa, il suo sguardo di stupore alla mia risposta fu tutto un programma.

Lista degli ingredienti per la Finta Trippa alla Romana

Finta Trippa alla Romana

Andrea Romani
La Finta Trippa è una noto piatto della tradizione romana, è un secondo proveniente dal mondo contadino, povero, rustico e sostanzioso, oltre che semplice nella sua preparazione degli ingredienti utilizzati.
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Preparazione 15 minuti
Cottura 30 minuti
Impiattamento 5 minuti
Tempo totale 50 minuti
Portata Piatto Unico, Secondo Vegetariano
Cucina Italiana, Mediterranea, Tradizione Romana
Porzioni 3 Persone
Difficoltà Facile
Costo Basso
Parola chiave Mentuccia, Passata di Pomodoro, Pecorino Romano, Uova
Attrezzature
  • Padella
  • Pentolino
  • Passaverdura
  • Grattugia
  • Tagliere
  • Coltello
ingredienti
  • 800 gr Pomodori Pelati
  • 6 Uova
  • 1 Carota
  • 3 Coste di sedano
  • ½ Cipolla
  • 1 Peperoncino Fresco
  • q.b. Mentuccia Romana Fresca
  • q.b. Pecorino Romano
  • q.b. Olio Extravergine
Preparazione
  • Iniziamo con il tritare carota, cipolla e sedano, lasciamo soffriggere delicatamente nell'olio insieme al peperoncino fresco.
  • Nel frattempo sbattiamo le uova e le cuociamo in padella per creare una frittata omogenea, cercando di farla abbastanza spessa, in modo che quando andremo a tagliarla a listarelle, venga come la vera trippa.
  • Quando il soffritto sarà pronto, aggiungiamo la passata di pomodori, dopo aver passato i pelati nel passaverdure, lasciandolo sobbollire dolcemente fino a che non si sarà ristretto e sarà più denso.
  • Appena il sugo sarà pronto, inseriamo la frittata tagliata a listarelle e lasciamo insaporire il tutto per pochi minuti.
  • Quando sarà tutto pronto, impiattiamo e aggiungiamo abbondante pecorino romano grattugiato e della mentuccia romana tritata. Infine per gustarvi al meglio questo piatto non dimenticatevi di fare la scarpetta.
Abbinamento
Per questo piatto povero della tradizione romana, il miglior abbinamento è una birra semplice che possa farci rievocare quella sensazione di rustico che ci possa viaggiare indietro nel tempo. La birra che ci può venire incontro a tutto questo è la Franco, la Keller Pils da 4,8% del Birrificio War. Una bassa fermentazione di colore dorato chiaro, leggermente velata, con una moderata formazione di schiuma candida, fine e compatta. All’olfatto presenta una leggera e volatile nota sulfurea, tipica delle basse fermentazioni franconi, al palato è presente un evidente carattere malato e pane con un accenno di miele di robinia. I luppoli rilasciano lentamente un delicato aroma erbaceo di trifoglio e tarassaco, il finale amaro erbaceo è moderato sia in intensità che in persistenza, con un ritorno di fiori bianchi primaverili. Il tutto viene sostenuto da una carbonazione vivace ma sottile, che esalta la dolcezza del malto.
Il corpo è snello da invogliare un abbondante consumo, come previsto da tradizione per lo stile. Per questa tipologia di birra è consigliato di servirla in un Willy Becher e/o Mug Glass a una temperatura di servizio di 5°-8°C.
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