Dietro a ogni buon piatto c'è sempre un'ottima birra

“Alcohol-Free”: Il nuovo modo di bere sano la birra artigianale

“Alcohol-Free”: Il nuovo modo di bere sano la birra artigianale

“Alcohol Free vuol dire rinunciare al gusto, in nome del benessere e della salute?”


La scena birraria mondiale è in continuo fermento, come sappiamo, e nonostante la Pandemia degli ultimi due anni abbia posto un enorme freno alle produzioni; non è riuscita a fermare l’innovazione di prodotti da lanciare nel mercato artigianale. Sto parlando delle “Non-Alcoholic & Alcohol-Free Beers”, birre dal basso contenuto alcolico, con un livello inferiore a partire da 0,5% o prive totalmente di alcool.

Per quanto possa suonare strano per chi beve birra o qualsiasi altro tipo di drink a base di alcool, il Fenomeno Healthy ha raggiunto, già da qualche anno, anche il settore delle bevande alcoliche, oltre quello del food. Se prima si parlava di low calorie foods & drinks, ora invece si sta parlando di rimuovere ciò che caratterizza una bevanda alcolica, l’Alcool.

Questa nuova tipologia di drink o nuovo modo di bere, fu introdotta dalle Multinazionali già da alcuni anni, anche se inizialmente non venne presa molto in considerazione. Infatti il fenomeno healthy sembrava essere più una moda passeggera; ma, da alcuni studi, risulta che il mercato delle birre analcoliche valga 29 miliardi di dollari, ciò riguarda anche il comparto artigianale.

In America già alcuni Birrifici noti, come Dogfish Head, Brewdog e Mikkeller, si sono dedicati alla produzione di questa tipologia di birra, associandola principalmente al modo dello sport; soprattutto per via del boom internazionale del fitness e dell’health care, che sta spingendo molti bevitori a ricercare birre analcoliche o dal bassissimo contenuto alcolico e calorico.


“Birre Analcoliche: birre prive di alcool o bevande al gusto di birra?”


Al netto di tutto ciò, la birra analcolica si può considerare ancora birra oppure una bevanda al gusto di birra. Poiché nella maggior parte dei casi viene eseguito il medesimo processo produttivo e solo successivamente si adotta un processo di dealcolazione; mentre in altri casi, molto più rari, si crea una bevanda al gusto di birra, infatti negli ingredienti manca proprio il lievito.

Uno di questi casi è la Nillis, creata in collaborazione tra La Trappe e Brewdog, come si può leggere dalla lista degli ingredienti, il lievito manca totalmente; perché viene usato il metodo fermentation-free brewing, che permette di ottenere birre prive di etanolo poiché il lievito semplicemente non è previsto dalla ricetta. Ottenendo una bevanda non fermentata, al gusto di malto e luppolo.

Prendendo in esame le birre dealcolizzate, sarebbe giusto catalogarle come birre, con una loro e propria categoria, se si vuole far riferimento al Bjcp; anche se al momento la maggior parte delle birre analcoliche, si ispirano alle IPA. Probabilmente è un modo più sicuro per poter vendere e far apprezzare, a livello di gusto, questa tipologia di birre.


“Pro e Contro della Birra Analcolica”


Arrivati a questo punto, è giusto effettuare un’analisi dettagliata di tutti i fattori Pro & Contro, per avere un quadro completo di questo nuovo trend. I Pro di produrre e bere birre analcoliche sono:

  • Il basso contenuto di alcool e zucchero, favoriscono una minor assimilazione di calorie per i clienti legati al fitness e all’health care.
  • La produzione di birre analcoliche sta diventando sempre più sostenibile a livello economico, per la maggior parte di produttori, anche nel settore artigianale.
  • Avvicinare e formare nuove categorie di consumatori, soprattutto minorenni e sportivi.
  • Approvazione per una maggior sicurezza per chi si mette alla guida e per le religioni che vietano un consumo di alcool.
  • Degli studi dedicati hanno dimostrato un aumento dei consumi e quindi un crescita economica del mercato.

Naturalmente come per ogni Pro ci sono anche dei Contro che vanno considerati:

  • Difficoltà a livello di impiantistica e macchinari, per i piccoli produttori artigianali di produrre birre analcoliche.
  • Limitazione stilistica, essendo le birre analcoliche “giovani”, c’è bisogno di farle conoscere e apprezzare; per questo motivo si scelgono stili di birra già conosciuti e consumati per poter lanciare nel mercato queste birre. Inoltre essendo l’alcool una parte caratterizzante di diversi stili, la sua assenza ne comporta un mancato apprezzamento.
  • Difficoltà di creare nuovi stili da associare a questa nuova categoria di birre, per meglio identificarle.
  • Difficoltà del processo di dealcolazione, di garantire e mantenere il gusto e la consistenza della birra.
  • Riuscire a creare prodotti validi e buoni.
  • Applicare un prezzo idoneo alla birra, nonostante sia priva di alcool e vengano effettuati processi in più durante la fase di produzione.

Nonostante i Pro e i Contro si equivalgano, in termini numerici, bisogna considerare il peso specifico di ogni punto; al momento i “Pro” offrono opportunità di crescita da non sottovalutare, rispetto alle diverse difficoltà che si potrebbero incontrare nei “Contro”. Anche se ciò può risultare eretico per i consumatori di alcool; la forza e lo sviluppo di un settore, in questo caso quello Artigianale, sta nel prevedere e adattarsi agli andamenti del mercato. In modo da continuare a crescere invece che regredire.


“Testing & Tasting della Birra Analcolica”


“Tasting di Birre Analcoliche”

Dalle parole ai fatti, dopo aver parlato di ogni aspetto teorico, manca a mio avviso l’aspetto pratico; che servirà a confermare o confutare i precedenti punti esaminati. Inoltre servirà a capire come i diversi produttori ragionano e si approcciano con questa nuova tipologia di healthy consumer.

Ho effettuato una degustazione di diverse birre analcoliche, che si ispirano a stili di birra mediamente bevuti e apprezzati; queste birre sono prodotte da Birrifici conosciuti come, Mikkeller, Põhjala, Lervig e First Chop. Purtroppo non ho avuto modo di reperire, per quest’occasione la prima linea di birre artigianali alcohol free; nata dalla collaborazione tra il Birrificio Olmaia e Birra Salento.

Drink’in the Sun di Mikkeller Brewery:

  • American Wheat Ale da 0,3%
  • Birra limpida dal color dorato carico, con un cappello di schiuma candido ma leggermente evanescente. Al naso la presenza del luppolo è poco pronunciata, probabilmente un dry hopping molto timido o inesistente. Al palato subito si percepiscono note decise di frutta gialla e tropicale, con un buon amaro tagliente ma non invadente durante la bevuta. Verso la fine è possibile percepire anche delle note maltate e di crosta di pane. A mio parere un buon esempio di birra analcolica.

Yes di First Chop:

  • (Anytime) IPA da 0,5%
  • Interessante scoprire che questa birra è anche Gluten Free. Birra leggermente velata, dal color giallo paglierino, con un cappello di schiuma candida a grana grossa. Al naso piacevoli note di pompelmo e tropicale, non è esplosiva ma l’intensità è giusta. Invece al palato è tutt’altro che piacevole, la base maltata di orzo-frumento-segale-avena copre totalmente la luppolatura. Probabilmente questo mix di cereali serviva a dare corpo alla birra, ma ha rovinato così l’intera bevuta. Purtroppo questa birra non mi ha colpito in maniera positiva, da una Anytime Ipa ci si aspetterebbe ben altro.

No Worries di Lervig:

  • Pale Ale da 0,5%
  • Questa birra è stata prodotta utilizzando un ceppo di lievito che non fermenta il maltosio, in questo modo non serve alcun processo di dealcolazione. Visivamente questa birra si presenta hazy, con una schiuma compatta e fitta; probabilmente dall’uso elevato del frumento, che la rende torbida e gli conferisce corpo. E’ possibile percepire un bouquet di frutta tropicale, mentre durante la bevuta troviamo un corpo medio; che ammorbidisce le note amare del luppolo e si abbina con la sua dolcezza alle note di frutta tropicale. Una buona Pale Ale, con netti margini di miglioramento.

No Worries “Pineapple” di Lervig:

  • Fruit Ipa da 0,5%
  • Esteticamente si presenta uguale alla sua versione base, ma sul sito del Birrificio è possibile leggere che sono state apportate delle modifiche; per raggiungere un equilibrio tra malto-acidità-dolcezza-frutta. Così da ottenere una birra corposa che faccia risaltare le note di frutta tropicale e ananas; ottenute principalmente da aroma naturale di Ananas, che conferisce una marcia in più, senza però strafare o cascare nel fake. Non sono un amante di questa tipologia di birra, però mi è piaciuta.

Prenlauer 0 di Põhjala:

  • Fruit Berliner Weisse da 0,5%
  • Una Sour caratterizzata da una base malta di orzo, avena, lattosio e fermenti lattici; la schiuma è candida, fine e persistente, ma con leggere venature che virano sul rosato. Dal colore è possibile intuire l’aggiunta di frutta, lamponi, che ritroviamo sia al naso che durante la bevuta. L’acidità dei fermenti e della frutta è molto piacevole e ben bilanciata tra la dolcezza dei malti e del lattosio. Questo esempio di sour in versione alcohol free mi ha molto soddisfatto.

“L’Alcool è un esaltatore naturale di sapore e profumo”


Terminata questa degustazione, è giunto il momento di fare il punto della situazione. Su 5 Birre Analcoliche, 4 sono risultate bevibili di cui 3 realmente valide come prime esempi di Alcohol Free. Inoltre c’è da dire che sono stati realizzati delle tipologie di stile un po’ particolari; ma che se si vanno ad analizzare più approfonditamente si può intuire che questa scelta può essere valida e azzeccata per il mercato. La scelta di malti speciali, di zuccheri speciali, frutta e batteri lattici, serve ad ovviare alla mancanza di alcool.

Ma visto gli attuali risultati, che sono riuscito a reperire e provare; penso che i Birrifici Artigianali siano in grado di poter introdurre nel mercato validi prodotti; che riescano a far distogliere l’attenzione sulla mancanza di alcool ma al contempo stesso invogliare il consumatore a provarli.



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